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5 domande a Francesco Ambrosino

Victor Brauner (1903-1966) "Conglomeros" - Parigi Victor Brauner (1903-1966) "Conglomeros" - Parigi
Lunedì, 27 Luglio 2015 11:46
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Nuova intervista e un nuovo viaggio dentro e fuori i 5 sensi. 
Nelle pieghe dei ricordi più intimi Francesco Ambrosino - #socialmediacoso (Social Media, Copywriting, Blogging) racconta la sua crescita tra cinema e letteratura, dove la fantasia si sposa con la realtà e l'immaginazione si trasforma in scrittura tattile e visiva

Buona lettura!

 1. VISTA
Gli occhi sono il nostro campo base dove iniziamo a educare la nostra percezione e, in qualche modo, a catalogare tutto ciò che ci circonda. La passione per il cinema come ha influito o cambiato la tua percezione della vita e quale film credi abbia fatto scoccare in te la scintilla creativa, il sacro fuoco per la scrittura?

Anche se faccio uno sforzo, non riesco a ricordare il momento esatto in cui la settima arte è entrata a far parte della mia vita, però posso dirti che il mio primo ricordo di vita è, guarda caso, legato al cinema.
Avevo 4-5 anni, con i miei genitori eravamo andati in vacanza a Diamante, e ricordo che portarono me e mio fratello maggiore al cinema a vedere Bianca e Bernie.
Del film ricordo poco o niente, ma ho impressa nella mente l’immagine di una grossa tenda di tessuto pesante che separava la sala dalla biglietteria e dall’ingresso, il forte odore di pop corn – che guarda caso è come una droga per me – e lo schermo enorme, almeno ai miei occhi.

Da bambino ero molto tranquillo, “dove mi mettevano lì mi trovavano” come ripetono spesso i miei genitori, di conseguenza stare seduto a guardare i cartoni animati era la mia dimensione ideale.

Credo che sia nato tutto lì, e crescendo, grazie anche a mio padre, ho coltivato questa passione, che negli anni si sarebbe trasformata nel mio primo e grande amore.

Ricordo molto bene la videoteca vicino casa dove andavamo, ogni sabato pomeriggio, a noleggiare tre vhs (te li ricordi i vhs?), in questo ordine: un cartone per me, un film per mio fratello, uno per i miei genitori. 10 mila lire per tre film, per il noleggio di una settimana, una vera occasione.
Ho iniziato come molti, con i cartoni animati, poi con i grandi classici degli anni ’80 e ’90, con Ritorno Al Futuro, ET, I Goonies, le commedie di Eduardo De Filippo, i film di Totò, quelli di Troisi, e così via. Intorno ai 15-16 anni il cinema era diventata una presenza così importante nella mia vita che decisi che avrei fatto lo sceneggiatore.

Sono cresciuto con i film, e non credo che ci sia modo migliore.

Il cinema ha la capacità di rendere la fantasia realtà e la realtà fantasia, nel senso che tutto quello che riesci ad immaginare puoi trasformarlo in immagini in movimento, e viceversa.
Quando leggi un libro costruisci nella tua immaginazione i personaggi, i luoghi, le situazioni in esso raccontati, mentre il cinema va oltre: porta l’immaginazione nel mondo fisico.
Credo che senza il cinema non sarei diventato, nel bene e nel male, la persona che sono oggi. Noto i dettagli, quelli che molti ignorano, e quando incontro una persona è come se una voce fuori campo mi raccontasse la sua vita, aiutandomi a farmi un’idea di chi ho di fronte.

E mi ha insegnato a scrivere per immagini, perché in sceneggiatura tutto quello che non puoi mostrare non va inserito, quindi mi sforzo di essere molto immediato e visivo, anche nel mio fare blogging.

Insomma, scrivo per immagini, cercando di provocare un’emozione in chi mi legge. Quando ci riesco, sento di aver raggiunto il mio scopo.

 


2. UDITO
Ascoltare vuol dire porsi in attenzione dell’altro, è un sentire che sfocia in sentimento. Ti è mai capitato che un particolare sentimento ti guidasse verso un inaspettato processo creativo di scrittura?

C’è una frase di un filosofo greco, non ricordo quale, che recita così:

“Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà.”

Io parlo poco, ma non perché sia saggio, semplicemente sono molto pigro.
Cerco di ascoltare, ma solo se la cosa mi interessa, altrimenti non riesco proprio a fingere.
Adoro ascoltare le persone che parlano con competenza di qualcosa, qualsiasi cosa, mi affascinano molto; odio, invece, le chiacchiere da sala d’attesa, da fila allo sportello postale, ecco perché non riesco a fare un viaggio in treno senza avere il mio ipod e le cuffie nelle orecchie. Beh, se dovessi trovare un legame tra l’udito e la scrittura ti direi che ad influenzarmi molto è stata, ed è tutt’ora, la musica.
Nel mio periodo migliore, quello in cui scrivevo anche stando seduto sulle panchine dell’Università, la musica era l’unico stimolo esterno che riuscivo a sopportare in fase di scrittura, e non è un caso che conservi ancora oggi tutti i brani che ascoltavo in quel periodo sul mio ipod.
Mi ricordano il periodo più leggero della mia vita, durante il quale sono stato veramente felice. Non mi fraintendere, non sono un uomo triste, solo che faccio una distinzione netta tra felicità e serenità; la prima è effimera, fugace, difficile da raggiungere e facile da perdere, mentre la seconda può durare anche tutta la vita.

Oggi preferisco essere un uomo sereno per un lungo periodo di tempo, che essere felice per un istante e poi averne nostalgia.

La musica, poi, aiuta a enfatizzare il momento che si sta vivendo, bisogna solo saper ascoltare.
Nel lavoro sono uno che ascolta molto, mi piace lasciare parlare il cliente e farlo “sfogare”; imparo molto in questa fase, mi consente di capire come impostare il mio rapporto con lui.

 

3. OLFATTO
Abbiamo una memoria odorosa spesso legata all’infanzia: quali sono gli odori della tua terra che porti sempre con te, nei tuoi ricordi? E come hanno alimentato la tua fame creativa?

Sono molto legato ad alcuni odori che, come dici tu, mi riportano all’infanzia, ma non solo: l’odore di talco nel bagno di mio nonno materno, quello del panino con il prosciutto che mia nonna paterna mi comprava ogni mattina dal salumerie quando in estate andavo a stare a casa sua, il profumo dell’erba bagnata in montagna, che riempiva l’aria dopo le solite piogge pomeridiane e che mi costringevano, durante le vacanze estive in famiglia, a restare in albergo in attesa che si rasserenasse.
L’odore della pizza da asporto che resta intrappolata in macchina e che ti inonda quando, dopo ore, ci rientri, il profumo della pelle di mia moglie, che è sempre uguale da quando l’ho conosciuta 15 anni fa.
Sono sincero, non riuscirei ad andare con un’altra donna non solo perché amo mia moglie e la rispetto, ma anche perché non troverei quel profumo così familiare che mi fa sentire protetto.
L’odore del respiro dei miei figli, che sa di innocenza, quello dei pop corn, a cui ho accennato anche prima. Li adoro, è forse una delle poche cose alle quali non riesco mai a dire di no.
Per quanto riguarda la “fame creativa”, gli odori che associo alla scrittura sono solo due: quello del fumo di sigaretta - ho smesso dopo la nascita di mio figlio, e mi manca solo quando scrivo – e quello del caffè di Starbucks, bollente, con una spruzzata di cannella, che spesso mi preparo in inverno per riscaldarmi.

 

4. GUSTO 
Il gusto è il primo contatto con il mondo. Ancor prima di viverla, la vita la assaporiamo. Il gusto è la percezione di un sapore (amaro, dolce, salato) ma anche di uno stile. Talvolta è l’inizio di una personale ricerca estetica. Cos’è per te e che peso ha nel lavoro, il dover cercare e tracciare un particolare stile di scrittura per un cliente?

Il gusto è uno dei sensi che ho sviluppato di più, e si vede! :-D
Purtroppo la vita moderna ci ha desensibilizzati al gusto, ormai tutto ha lo stesso sapore, mangiamo per esigenze fisiologiche ma non ci lasciamo trasportare, ed è un peccato, perché se ci pensi buona parte dei nostri ricordi dell’infanzia sono legati a qualcosa che abbiamo mangiato, e che magari abbiamo dimenticato.
Penso ai bastoncini findus che mangiavo freddi in mensa alle elementari, oppure alle caramelle Goleador a liquirizia, che compravo prima di andare a scuola, alle medie. Ogni tanto le compro, per ricordare.
Mi piace l’idea di associare le persone ai sapori, e forse con i clienti è più immediato, perché li conosciamo solo da un punto di vista professionale, quindi è più facile etichettarli in “dolce”, “amaro”, “aspro”, e così via.

Il lavoro del freelance è difficile proprio perché dobbiamo confrontarci con molti gusti diversi, e non sempre è facile digerirli.

Oggi ho sviluppato un mio sistema di gestione dei clienti, che mi consente di evitare di fare indigestione, e devo dire che, per ora, funziona.
La scrittura, poi, cambia a seconda delle esigenze del cliente, è evidente. Io non sono un integralista, non credo che scrivere per un cliente o per il mio blog sia la stessa cosa, per niente.
Se devo produrre un testo sull’arredamento online, ad esempio, non posso esprimere un punto di vista personale, devo adeguarmi agli obiettivi del cliente, altrimenti è inutile.


5. TATTO 
Fernando Pessoa scrive che “[…] le parole sono per me corpi tattili, sirene visibili, sensualità incorporate […]” (dal Libro dell’Inquietudine). Se dovessi dare un corpo alle tue parole cosa costruiresti e perché?

La scrittura è tattile sotto ogni punto di vista.
Quando scrivi, lo fai con le dita, battendo i tasti del computer o stringendo una biro, e l’indolenzimento che ne deriva è una delle più belle sensazioni del mondo, ti rende soddisfatto.
Cosa costruirei, mi chiedi? Non lo so, forse un film, per vedere le mie proiezioni mentali prendere forma.

 

Ora ancora un’ultima domanda fuori dai sensi, quale romanzo ha per te l’incipit perfetto e quale film è assolutamente da vedere nella vita?

L’incipit de “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway secondo me è fantastico:

“Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo, ma dopo quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio ormai era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un’altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana.”

In meno di 100 parole Hemingway ti racconta tutto quello che devi sapere sul protagonista del libro, e lo fa senza annoiarti.
Solo dopo si lancia in una descrizione fisica del vecchio, ma lo fa in maniera sublime.

“Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi, che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti”.

Stupendo!

I film non si consigliano mai, è come regalare un profumo ad una persona che conosci appena, però se posso vorrei invitare tutti a guardare almeno una volta nella vita “Roma città aperta” di Roberto Rossellini.
Un film fantastico, che ha letteralmente fatto la storia del cinema.
Da vedere.

Per contatti e informazioni:
Francesco Ambrosino - #socialmediacoso#socialmediacoso

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Martedì, 28 Luglio 2015 07:10

Commenti   

0 #5 Sonia Bertinat 2015-07-29 10:47
Citazione Mimma RAPICANO:
Citazione Sonia Bertinat:
Io mi sono emozionata nel leggervi. Bravissimi!
Poi le citazioni de "Il vecchio e il mare" (uno dei miei libri preferiti) hanno ingigantito il gruppo in gola.
Come non adottarvi? :)

Cara Sonia, grazie per averci adottato. Se ti sei emozionata vuol dire che siamo tutti più Veri.
Un abbraccio
Mimma


E su questo non ho mai avuto dubbi :)
Adozione più che meritata. Un abbraccio a te
Citazione
0 #4 Mimma RAPICANO 2015-07-29 05:43
Citazione Sonia Bertinat:
Io mi sono emozionata nel leggervi. Bravissimi!
Poi le citazioni de "Il vecchio e il mare" (uno dei miei libri preferiti) hanno ingigantito il gruppo in gola.
Come non adottarvi? :)

Cara Sonia, grazie per averci adottato. Se ti sei emozionata vuol dire che siamo tutti più Veri.
Un abbraccio
Mimma
Citazione
0 #3 Mimma RAPICANO 2015-07-29 05:39
Citazione enrico:
Intervista veramente ricca di messaggi, interessante soprattutto per chi viene dagli anni 80 e sa cosa significa vedere un film, assaporare alcuni cibi, e la felicità che ti davano alcune canzoni... oltre al piacere di conoscere il pensiero di un Blogger come Francesco... Sono d'accordo che la vita va vista attraverso i 4 sensi che più ci identificano.
Complimenti ad entrambi: è sempre un piacere leggervi


Ciao Enrico, quello di Francesco è un percorso tra i ricordi di ieri e di oggi. Anche se qui - sul web - siamo tutti "amici" virtuali, ti sembrerà strano, ma alcuni ho la sensazione di conoscerli da sempre, ed è quello che è accaduto con Francesco. Sesto senso?
Grazie per aver lasciato il commento.
A presto
Mimma
Citazione
0 #2 enrico 2015-07-28 15:43
Intervista veramente ricca di messaggi, interessante soprattutto per chi viene dagli anni 80 e sa cosa significa vedere un film, assaporare alcuni cibi, e la felicità che ti davano alcune canzoni... oltre al piacere di conoscere il pensiero di un Blogger come Francesco... Sono d'accordo che la vita va vista attraverso i 4 sensi che più ci identificano.
Complimenti ad entrambi: è sempre un piacere leggervi
Citazione
0 #1 Sonia Bertinat 2015-07-28 14:28
Io mi sono emozionata nel leggervi. Bravissimi!
Poi le citazioni de "Il vecchio e il mare" (uno dei miei libri preferiti) hanno ingigantito il gruppo in gola.
Come non adottarvi? :)
Citazione

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