Ecco, il punto è proprio questo continuo desiderare.
Desidero qualcosa che non raggiungerò mai, e lacanianamente parlando non fa una piega.
Desidero qualcosa che è e sarà sempre a due passi da me e se mi avvicino all’oggetto di quel desiderio subito ne cerco un altro.
Insoddisfazione? Non direi. È solo voglia di camminare il più a lungo possibile.
Ed eccomi qui a riflettere su cosa sia un blog e su chi sia io nel mio blog tra desideri e camminamenti. Osmosi inversa.
Forse scrivo per soddisfare il bisogno di comunicare, affermare o migliorare la mia presenza online, alzare la mano e dire “Ehi, ci sono anche io”.
Ma i post letti negli ultimi giorni mi hanno fatto riflettere, mi hanno scrollato di dosso un po’ di paturnie e reso più fluidi i pensieri.
Un buon caffè e del buon tabacco sono la miscela perfetta per una pausa in totale solitudine. Sorseggio affacciata alla finestra della mia cucina, la vista è una magnifica corte di un palazzo del ’500, dove la storia si respira in ogni pietra.
È questo il luogo dove tutto è iniziato. Qui, tra queste mura di porfido e tufo, mi ha preso la smania di scrivere. Non credo sia un caso, certi luoghi hanno la capacità di farti rinascere o morire. Ed io qui sono rinata.
Ogni parola che graffia le pagine è un nuovo pezzo di me che viene alla luce. Come un’archeologa dilettante scavo a mani nude, la terra è umida, è fragile e puzza di zolfo.
Forse è questa metafora sull’archeologia a farmi comprendere cosa sia un blog, un luogo virtuale dove depositare i propri desideri, lasciarli fluttuare nell’incessante flusso digitale.
Le idee diventano reperti preziosi non più da conservare in sontuosi tomi di carta, ma da lasciare a vista e alla portata di tutti.
Ecco che il mio blog, le mie riflessioni, diventano patrimonio per chi le vuole ascoltare, per chi prende un pezzo di questa storia e un po’ la fa sua.
Perché nel web nulla può essere più nostro. Nel momento in cui si scrive, una parte di noi è già lontana mille miglia.
Il mio blog è la minuscola sala di questo museo digitale e il figlio apolide dell’epoca moderna.
Le mie parole approdano ogni volta in luoghi diversi, perché diverse sono le sollecitazioni e le persone che incontro.
Forse un giorno, in un futuro lontano, io e loro diventeremo un solo corpo e ciò che leggeremo in Rete saranno i nostri pensieri sciolti e rimescolati in una nuova forma di scrittura e in un nuovo linguaggio universale.
Dunque il mio scavo archeologico è aperto, è un cantiere infinito. E i reperti che riporto alla luce, faranno parte di quel museo senza orari di chiusura che è la Rete.
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Commenti
Cara Gloria, grazie a te per lasciare qui traccia del tuo passaggio. È bello sapere che i miei pensieri ti sono vicini.
m
D'altronde credo che sia meglio non attaccarsi a nulla in questa vita, dobbiamo educarci alla perdita per avere le mani e il cuore liberi e pronti ad accettare ciò che arriva, spesso inaspettato. Scrivere un post, pubblicarlo e seguirlo nella sua navigazione in rete è un'esperienza unica, ogni volta diversa perché non sai chi lo incrocerà e avrà piacere di lasciare sue tracce. Grazie, Mimma, per questi tuoi pensieri che sento vicini :)